lunedì 20 novembre 2017

Parmenide e il pensiero dell'essere

SOLO L'ESSERE ESISTE E PUO' ESSERE PENSATO
Il messaggio di Parmenide, espresso in modo oscuro e difficile, può compendiarsi nella seguente affermazione: l'essere è, e non può essere, mentre il non essere non è, e non può essere; il che significa che soltanto l'essere esiste e che il non essere, viceversa, non esiste e non può neanche essere pensato. Per Parmenide il termine "essere" viene inteso come ciò che è comune a tutti gli enti e che esiste nella pianezza assoluta e perfetta, eterna e immobile; se una cosa esiste, secondo il suo modo di pensare, non nasce né perisce, non si muove e non cambia ma semplicemente ed eternamente è. Si tratta di una prospettiva nettamente antagonista alla concezione dinamica dell'universo di Eraclito.
Questa visione del mondo statica, fortemente in contrasto anche con l'esperienza comune che ogni giorno fa i conti con il divenire. E' in qualche modo speculare alla concezione politica di Parmenide, un pensatore aristocratico, appartenente alla classe che si opponeva sia all'espansione del ceto democratico  sia i nuovi saperi legati allo sviluppo delle arti meccaniche e tecniche.

LA DEDUZIONE LOGICA DEGLI ATTRIBUTI DELL'ESSERE
Parmenide parte dal presupposto che il mondo non posso derivare dal nulla, perché se esso derivasse dal nulla sarebbe la fine della realtà e del pensiero: ciò che deriva dal nulla è destinato a farvi ritorno. Parmenide definisce i caratteri essenziali dell' "essere", in modo tale che non siano in contraddizione con l'affermazione centrale dell'essere come unica realtà esistente e pensabile.

Le definizioni cui il filosofo arriva per via deduttiva sono le seguenti:
- l'essere è integrato e imperituro;
- l'essere è eterno;
- l'essere è immutabile e immobile;
- l'essere è finito;

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